KIRONE
Kirone è uno dei personaggi più significativi della mitologia greca, direttamente collegato al mondo della medicina, delle medicazioni, delle erbe e delle sostanze medicinali. E’ il più sapiente e il più evoluto tra tutti i centauri ed è un semidio essendo figlio di Crono e di Filiria; Crono, per sedurre la donna, si era trasformato in cavallo e questo spiega perché da questa unione era nato un essere mezzo uomo e mezzo cavallo.
ll suo nome significa “abile con le mani” e rappresenta il naturale intermedio tra umanità e divinità, tra istinto animale e razionalità umana, tra emotività e controllo cognitivo, tra mente e corpo, tra vecchio e nuovo.
Nel mito la sua vita e le sue gesta si intrecciano con quelle di altri noti personaggi dei miti classici: Apollo, Asclepio, Achille, Eracle. Apollo avviò a lui, a causa della sua vasta conoscenza dell’arte medica, il figlio Asclepio, che grazie agli insegnamenti del suo maestro sarebbe diventato il dio della medicina, acquisendo uno straordinario potere terapeutico.
Il mito di Kirone ha origine da un evento accidentale: un giorno Eracle, mentre lottava con un gruppo di altri centauri, colpì per errore al ginocchio Kirone, che pure gli era amico. Eracle stesso tentò di curare la ferita che però non riusciva a risanarsi in alcun modo. Il mito configura quindi una situazione paradossale: un essere immortale perché semidio e grande esperto e maestro di medicina, si procura una ferita inguaribile.
Tale contrasto in psicologia delinea l’immagine simbolica “del guaritore ferito”, cioè di un essere di natura sovrannaturale che soffre come ogni uomo mortale potrebbe soffrire e rappresenta un concetto basilare di grande importanza per la pratica della medicina e per la comprensione degli aspetti profondi della relazione medico-paziente.
Infatti soltanto il medico che considera la malattia come qualcosa che lo riguarda da vicino, come esperienza diretta o indiretta e come possibilità sempre presente, può accedere ad una reale comprensione dei problemi dei suoi pazienti; differentemente i medici che, protetti dalla loro cultura scientifica e tecnologica, effettuano una scissione tra le componenti interiori del guaritore e del ferito, perdono la capacità di sintonia e di reale comprensione umana delle difficoltà dei loro pazienti.
Kirone, che alla fine rinuncerà all’immortalità per salvare Prometeo dal supplizio al quale era stato condannato da Zeus per aver rubato agli dei il fuoco e averlo donato agli uomini, rappresenta quindi uno straordinario simbolo che oggi appare di grande rilievo per tutte le questioni che riguardano l’umanizzazione della medicina e l’attenzione agli aspetti relazionali nella pratica medica: solo i medici che non si allontanano dalla dimensione interna delle proprie ferite, (fisiche, psichiche o esistenziali) e che quindi sono consapevoli dei loro limiti, possono acquisire un potere terapeutico e una capacità di interagire in modo umano e sensibile con i pazienti.
Rinunciando all’onnipotenza, e proprio a partire dalla propria vulnerabilità umana, il medico potrà quindi acquisire il senso dinamico della propria potenza, evitando lo scacco dell’impotenza e della frustrazione, quando i propri sforzi terapeutici non saranno in grado di sconfiggere la malattia.